Sintonizzarsi con l’altro grazie alla musica
Intervista a Cristina Tiraferri, musicoterapeuta
La Musicoterapia è una delle attività proposte dall’Associazione Alzheimer Rimini. La presa in carico degli utenti che necessitano di questi incontri è affidata a Cristina Tiraferri psicologa e musicoterapeuta. E’ proprio lei a raccontarvi la sua esperienza con le persone che segue per la nostra associazione:
<Il primo passo è “incontrare” l’altro lì dove si trova: solo così si possono gettare le basi per una relazione di fiducia. Gli obiettivi sono diversi a seconda delle caratteristiche e dei bisogni delle persone: nelle situazioni più gravi anche il semplice orientare volontariamente lo sguardo all’interlocutore può essere un obiettivo importante. Alcuni pensano che il mio lavoro sia quello di far ascoltare delle canzoni, magari che conoscono già perché appartengono al loro passato, in realtà c’è molto di più>.
Cristina in tempo di Covid entra in casa degli utenti con la sua chitarra e una borsa piena di strumenti musicali diversi:
< Per mettermi in contatto con loro e rispondere ai loro bisogni utilizzo diversi metodi e tecniche: dal canto di canzoni, all’accompagnamento musicale di un brano con il corpo o con gli strumenti, all’improvvisazione sonoro – musicale. Con chi ha maggiori difficoltà è importante semplificare lo stimolo e prima di arrivare alle canzoni (che vengono modulate a seconda dello stato della persona) utilizzo dei suoni. La canzone può essere un’arma a doppio taglio perché stimola le persone ma evoca anche emozioni associate al brano, quindi va usata con cautela, soprattutto con persone che non riescono più ad esprimersi verbalmente. Il mio, è un lavoro continuo, è un percorso che cresce piano: è una relazione che si sviluppa e matura nel tempo e richiede tempo entrare nel mondo dell’altro>.
La Musicoterapia come spiega Cristina, è una disciplina specialistica di carattere preventivo, riabilitativo e terapeutico e si basa principalmente sul piano non verbale e quando lei entra nella stanza regnano suoni, musica e movimenti:
< L’attività varia a seconda della persona. Con chi ha meno difficoltà anche dal punto di vista motorio, utilizzo strumenti musicali che loro stessi possono suonare oppure possono anche muoversi a ritmo di musica. Da quando lavoro a domicilio, ho incontrato tante situazioni nuove e diverse. Ai caregiver lascio la possibilità di decidere se partecipare o meno all’incontro. C’è chi si prende un momento per sé e chi invece rimane. Talvolta quelli che rimangono, se se la sentono, vengono coinvolti nell’attività. Fra questi c’è una signora la cui figlia si è resa disponibile a stare con noi.
Grazie anche a lei, incontro dopo incontro, abbiamo gradualmente creato un momento dedicato al ballo. In realtà in questo momento c’è molto di più. La signora comunica con dei vocalizzi che modula a seconda del suo stato. Le prime volte che andavo mi ascoltava cantare per lei e se era agitata si tranquillizzava, lo sguardo si modificava e diventava più presente. Poi una volta alla parola “ballare” ha cominciato a muoversi diversamente, prima una mano e poi le gambe e abbiamo scoperto che voleva alzarsi e muoversi. La figlia l’ha aiutata ad alzarsi, l’ha tenuta a se come se stessero ballando un lento ed io ho accompagnato con un brano romagnolo adattandolo al loro movimento. Si è venuto a creare un loro momento privato, un’isola uno spazio slegato dalla quotidianità della malattia. Anche il vocalizzo della signora cambiò di qualità diventando più morbido, il suo sguardo era ancora più intenzionale che cerca il mio o la chitarra se vuole che suoni. In questi momenti il suo sguardo è ancora più presente e rivela la persona che era un tempo>
Da quando i centri sono stati chiusi a causa dell’emergenza sanitaria, le cose sono cambiate anche per Cristina:
<Sono abituata a lavorare in piccolo gruppo, ma anche con più persone. Il lavoro individuale non è facile, ma mi permette di connettermi di più con la persona che seguo. Nel gruppo, chi è più timido o compromesso, fatica ad emergere. In questo modo invece, riesco a dedicarmi ad una persona alla volta restituendo anche a me tanta soddisfazione >.
Attraverso l’uso ponderato dei suoni la Musicoterapia può rappresentare un modo per liberare le proprie angosce:
< Mi è capitato di andare da una signora che quel giorno percepivo particolarmente irrequieta. Lo vedevo da come utilizzata gli strumenti che aveva scelto. Una volta finito l’incontro è riuscita a parlarmi delle sue preoccupazioni. Attraverso l’ascolto, i suoni e la musica possiamo trovare un modo per sintonizzarsi con l’altro. Mi fa pensare al meccanismo che mette in atto una mamma con il suo bambino, prima che si sviluppi il linguaggio. Lui compie un gesto e la madre non lo imita semplicemente, ma lo rispecchia con la voce mantenendo lo stesso profilo dinamico, la stessa forma del gesto, compartecipandone gli affetti. E’ il suo modo per dire al figlio “capisco cosa provi so come ci si sente in questi casi” >.
Cinzia Ricci